Sono felice di tornare a Salerno per questa nuova produzione di Traviata, dopo due anni dalla Boheme (dicembre 2019) è bello calpestare di nuovo il palcoscenico del Teatro Verdi in questa occasione in cui l’opera, a Salerno, ritorna dopo le esperienze fatte nello spazio del teatro Ghirelli.
Oltre a questo, mi da gioia poter lavorare con Massimo Gasparon che fu nel 2004 il regista della Parisina di Donizetti nel mio debutto da professionista nella produzione al teatro Donizetti di Bergamo con l’accademia del teatro alla Scala di Milano.
La produzione è tutta improntata sui personaggi, veri fino nelle ossa, mai stereotipati ma sempre molto attuali, pur rispettando le richieste del grande compositore. Traviata fin dalla sua nascita ha voluto mostrare al pubblico con grande forza e con coraggio il volto reale dell’ipocrisia di una classe sociale. Ipocrisia che non riesce a accettare le scelte e le necessità della donna Violetta e la forza con cui l’amore vero sovrasta le differenze sociali e le distanze tra classi sociali.
Questa produzione mostra con chiarezza la nascita dell’amore tra Alfredo e Violetta e la loro profonda voglia di vivere insieme, e mette in luce anche la necessità di Giorgio Germont di mettere distanza tra i due giovani per evitare che l’onta di tale relazione ricada sulla sua famiglia.
Ho trovato molto interessante svolgere il secondo atto nel giardino della casa di campagna anziché all’interno, come solitamente accade, con la casa sullo sfondo del palcoscenico e tutta la scena affrontata nel giardino, anche il grande duetto con Violetta, e la scena dell’aria di Germont che in questa produzione mi da l’opportunità di misurarmi anche con una strofa della cabaletta.
La scena finale con il letto in cui poi finirà la vita di Violetta è avvolto in una luce soffusa, viola e notturna, i balli del bue grasso provenienti dal carnevale parigino arrivano fin sulla scena proprio come fossero un ricordo immaginario nella mente di Violetta, e il grande specchio che si vede sul fondo della scena, rimanda al pubblico il letto e anche la stessa platea mostrando che gli spettatori sono loro stessi all’interno del dramma, cosi da farci capire che ancora oggi siamo troppo spesso pronti a giudicare ancora prima di sforzarci di capire e di provare empatia per chi, come Violetta soffre per essere in qualche modo diversa.
Bellissimo il cast e la direzione del maestro Pier Giorgio Morandi che ritrovo dopo la Lucia della Scala del 2014, e tanti colleghi bravissimi primi tra tutti Nino Machaidze e Antonio Poli.
Sono certo che il pubblico di Salerno ci darà il suo contributo caloroso come quarta parete di questo magnifico teatro nelle tre recite del 15,17 e 19 dicembre!